Lo sappiamo, questa non doveva essere la Vuelta del nostro Damiano Cunego, arrivato in terra spagnola per preparare al meglio quella che ormai sembra essere diventata una vera e propria ossessione che da anni - a nostro parere - influenza sia preparazioni, intenti e conseguentemente intere stagioni del "piccolo principe" di Cerro Veronese. Ma mai come quest'anno la rassegna iridata sembra essere nelle corde di Damiano, con l'arrivo su quel Cauberg dove con un pizzico di fortuna in più, qualche mese fa, si sarebbe visto vincitore dell' Amstel Gold Race; e si sa anche una singola corsa può cambiare un'intera stagione (vedere Gilbert per credere). L'arrivo di Barcellona doveva essere sulla carta un'arrivo adatto alle caratteristiche di Damiano, non è un caso che a molti, proprio l'arrivo sul Montjouic, ricordi l'ultimo km a Valkenburg, e invece al corridore della Lampre Isd sono ancora mancate le forze di tenere le ruote dei migliori, a testimonianza di una forma non ancora in progresso che potrebbe costare il grado di capitano, tra poche settimane, in Olanda. E a chi, nel post tappa catalana, ha fatto notare tutto ciò al direttore sportivo blu-fucsia Piovani si è sentito rispondere con le testuali parole, “Quello di oggi era un test importante per Cunego. Damiano era in buona posizione a 5 chilometri dal traguardo, sarebbe potuta essere una buona occasione, ma quando è partito Gilbert non ha colto l’attimo per seguirlo. Poi è stato risucchiato nel retro del gruppo”. Siamo solo alla prima settimana di corsa, è vero, ma è innegabile che i segnali in chiave mondiale da parte dello scalatore di Cerro non siano dei più incoraggianti. Speriamo di essere smentiti al più presto e che Damiano dimostri di essere meritevole di quell'occasione mondiale, così da poter provare a togliere, finalmente, questa ossessione dalla testa.