Questa storia inizia in una stanzetta d’ albergo, buia, con un Louison Bobet che non riesce neppure a togliersi le scarpette da corridore e si sdraia immobile sul letto . E’ il 18 Luglio 1955 del quarantaduesimo Tour de France , la tappa è micidiale : la Marsiglia-Avignone, passando per la prima volta da un mostro , la terribile cima del Mont VENTOUX .
Per tutta la carriera ciclistica di Louison Bobet in camera nel dopo gara poteva stare solo con lui il fratello ciclista Jean , proffessionista pure lui , ma non un campione ; la sua specialità è la letteratura inglese; ed è laureato alla Sorbona di Parigi. Jean , che lo possiamo definire “ Il Letterato “ capisce meglio di chiunque altro il fratello purosangue Louison .
Jean ,infatti , dirà che il problema del leggendario Louison Bobet era la celebrità e la pressione nel dover dimostrare al suo pubblico di essere sempre il primo. Nel 1956 vinse una leggendaria Parigi-Roubaix conquistata tra pietre e polvere e subito dopo aver tagliato il traguardo disse ai giornalisti la prima frase enigmatica del fuoriclasse Louison che fece storia : “ Oggi il pavè ha fracassato tutto di me , non il mio cervello . “Pochi ciclisti sono stati più amati di Louison . Perché era gentile , elegante , pacato . Parlava in modo forbito Diciamo che a quel tempo in pochi potevano dire di avere tra le proprie qualità “lo stile Bobet”.
In un’ epoca di corridori pittoreschi e imbarazzati e imbarazzanti nel completare delle frasi complete ; la maggior parte prigionieri della frase “ Ciao mamma , sono arrivato uno “ e soprattutto dalla modestia delle loro storie , dove la miseria era quasi sempre a farla da padrone , Bobet rappresentava l’ eccezione .
Anche se era figlio di un fornaio , e se arrivava dal paesino bretone di Saint-Meen-Le-Grand , che di grande aveva solo un pezzo del nome. C’ era proprio qualcosa di speciale in Louis : l’ accrescitivo Louison gli venne per meriti sportivi , anche se nei giorni della prima grande sconfitta contro Bartali , al Tour del 1948 , il bretone si mise a piangere e i maligni presero a chiamarlo Louisette , come se fosse una fragile fanciulla. Non sarebbe durata tanto questa commedia . Vinse e stra-vinse . Le grandi Classiche : Sanremo, Lombardia , la Roubaix e il Giro delle Fiandre che nessun francese aveva mai conquistato e poi il Mondiale . Quel giorno il Ventoux sembrava insormontabile. Proprio per questo viene definito anche : Dio del male , Colle delle tempeste , La sentinella della Provenza ,il Gigante , Il Monte calvo .
E’ dai tempi del Petrarca che questo controsenso della natura , un’escrescenza improvvisa dentro la tenerezza di un paesaggio tra più dolci al Mondo , impaurisce il viandante. Dice un proverbio provenzale : “Non è necessario essere pazzi per salire sul Ventoux , ma bisogna esserlo per tornarci “. I ciclisti non possono scegliere il loro viaggio , devono compierlo e basta .
Visto da lontano il Mont Ventoux sembra un colle gentile , spolverato di neve . Invece è pura maledizione , e gli ultimi cinque chilometri sembra di attraversare un sassoso deserto di Luna . Bobet quel giorno scollina da solo , primo , arriva ad Avignone per inerzia . Ha vinto . Poi il silenzio e il buio nella camera d’ albergo con solo il fratello Jean . L’Equipe , la rivista più importante francese scriverà : “Sul Mont Ventoux si abbandona il Pianeta Terra , per avvicinarsi ad astri sconosciuti “. Per Bobet , la sera di Avignone resta la più intensa e profonda di tutta la carriera. In quel momento , Louison Bobet è lo sportivo più amato di Francia, è un uomo ricco che possiede una villa a Fontenay-sous-Bois , uno chaletnel Giura e un aereo personale che pilota egli stesso. Frequenta il bel mondo , gioca a tennis con i miliardari e confessa : “ In questo momento della vita , la maggior preoccupazione è predicare la modestia ai miei figlioli Maryse e Philippe “.
Un campione realizzato e completo , battendo Coppi , Bartali e battezzando l’epoca di Anquetil ; in due parole : il Magnifico ”Louison Bobet”. Louis "Louison" Bobet nasce a Saint-Méen-le-Grand, 12 marzo 1925 e muore a Biarritz il 13 marzo 1983 alla prematura età di cinquantotto anni.
A risentirci:
Giulio Carcereri