TAPPA INCREDIBILE IN QUEL DI PESCARA, VINCE IN SOLITARIA HANSEN. NIBALI ATTACCA, SCIVOLA E RIATTACCA, WIGGINS NO. DOMANI LA CRONO CHE RICAMBIERA' LE SORTE DEL GIRO.
PESCARA - Bloccato dalla paura, annichilito più nello spirito che nella gambe da uno scivolone in discesa, uno dei tanti che hanno caratterizzato una giornata di pioggia e fatica. Bradley Wiggins è il grande sconfitto della prima tappa tosta del Giro. In attesa della crono di Saltara, Pescara (fa pure rima) costa cara al britannico, a dire il vero poco brillante anche prima che una caduta ne segnasse definitivamente la giornataccia: quel no con la testa, fatto mentre il drappello dei suoi avversari rosicchiava secondi preziosi, potrebbe essere il primo segnale di resa del baronetto. Disfatta non solo personale, ma anche di squadra: quando Wiggins rimane solo, e non è la prima volta che capita, i compagni del potentissimo (...) Team Sky latitano. Quasi un minuto e mezzo. Questo il margine tra Wiggo e la santa alleanza Nibali-Scarponi-Hesjedal-Evans, tanto per citarne alcuni. Con Nibali lo scarto poteva essere anche più ampio, ma il siciliano dopo l'attacco in discesa è rimasto vittima di se stesso, andando anche lui per terra. Discesista puro, non ha battuto ciglio rialzandosi subito. "Ma se non andavo per terra era meglio...", più lapalissiano di così. Il duello tra i grandi favoriti non deve mettere nel dimenticatoio altri protagonisti. Il vincitore, Adam Hansen, un australiano grande e grosso di trentadue anni che in carriera aveva vinto poco: scorrendo il curriculum colpisce una doppia affermazione, nella mountain bike, al trofeo del coccodrillo. Roba che sa tanto di avventuroso. Per lui rimbombano per 21 volte i colpi di cannone - per fortuna a salve - secondo una tradizione inaugurata a Pescara da Gabriele D'Annunzio: erano il 1936 e il 1937 quando furono salutati così gli arrivi vincenti di un certo Gino Bartali. "E' stata una tattica di squadra, dovevamo essere così aggressivi e portare a casa una vittoria. Questa è la giornata più bella della mia vita, volevo vincere, domani è il mio compleanno e volevo farmi un grande regalo".
E poi la maglia rosa, che cambia accento: dal milanese di Luca Paolini si passa al basco di Benat Intxausti, poco appariscente ma estremamente concreto nello stare sempre al posto giusto al momento giusto. Il corridore delle Movistar beffa Nibali per una manciata di secondi: dal punto di vista del siciliano un vero peccato per la cronometro, vista la carica che dà la partenza in rosa. Confermata, in una giornata esaltante per gli appassionati quanto tremenda per i corridori, la sensazione che non si trattasse di una tappa per distratti. Guai a dargli un'occhiata marginale, con i GPM di 3/a e 4/a categoria che fanno presagire un percorso ampiamente gestibile. La realtà è ben diversa: soprattutto negli ultimi 50 km infatti (ma anche prima è tosta) c'è poco relax da pianura, tanto stress da discesa e notevole fatica da salita, com muri che, al massimo della loro pendenza, toccano un 19% da quasi ribaltamento.
Suona quindi strano che nelle fuga di giornata non entri un 'enfant du pays': Sella, unico italiano davanti, è vicentino. Gli altri sono il greco Tamouridis, che ormai si fa beffe di Ji Cheng (febbre e ritiro) come primo uomo di un paese carneade, il vincitore Hansen, gli olandesi Tjallingii e Lightart, il canadese Rollin. Oggi la palma del fuggitivo caratteristico se la merita Maarten Tjallingii: è infatti l'unico del gruppo che non butta dentro proteine a suon di bisteccone, essendo vegetariano. Tornando agli abruzzesi, lavorano intensamente per controllare l'azione: Danilo Di Luca, senza offesa più ancien che enfant, mette a tirare la Vini Fantini dei corregionali Rabottini e Taborre, salutato dall'entusiasmo popolare ad ogni accenno dello speaker sul traguardo.
La pioggia sconvolge i piani degli abruzzesi. In effetti, mentre davanti Hansen lascia l'ultimo compagno, Emanuele Sella, appiattito due volte sull'asfalto, dietro ci sono quei km di incertezza che di fatto ritardano, in maniera decisiva, la partenza prima di Taborre, poi di Di Luca. Il resto scivola via tra acqua, attacchi (Nibali), cadute (qui se facciamo l'elenco finiamo domani mattina), emozioni, crisi. E visto che il Giro ha anche attraversato Ripa Teatina, onorando l'unico campione mondiale di boxe dei pesi massimi di cui non furono mai scoperti i limiti (nessuna sconfitta in carriera, record imbattuto), il grande Rocky Marciano, va da sè la metafora pugilistica. Il primo vero round, Wiggins lo ha perso per ko: basterà un breve intervallo per recuperare?
di LUIGI PANELLA Repubblica.it