E lo stesso discorso vale per Ivan Basso: la rivalità del Giro che doveva esserci tra Cunego e Scarponi è stata trasportata in Francia tra Nibali e Basso. La Liquigas dispone di una squadra di prim'ordine ma sono certo che Ivan non sia arrivato al Tour solo per mettersi a disposizione dello "Squalo dello Stretto". Sarebbe un ruolo limitativo e francamente ingiusto per uno che in carriera ha vinto praticamente tutto. Se avrà la possibilità di farsi vedere ritengo debba farlo. Ordini di squadra permettendo. Nibali invece parla solo di podio ma nella sua testa ha la maglia gialla di Parigi. Niente di precluso, ha dimostrato di saper competere con i migliori sia in salita che a cronometro. La condizione mostrata al Campionato Italiano non è stata esaltante ma lo Squalo sa di non potersi far trovare impreparato all'appuntamento con gli occhi dell'Astana puntati addosso.
Non condivido invece, e qui arriviamo agli atleti di casa nostra, la scelta di Damiano Cunego. Perchè decidere di partecipare al Giro d'Italia con un ruolo marginale invece che andare al Tour da protagonista? Ci sono i mondiali mi direte voi, certo, non può correre sempre. Ma la preparazione un altro anno ancora a mio avviso non è stata azzeccata. Della sua prima parte di stagione resta un solo successo nella seconda tappa del Giro del Trentino e un gran secondo posto nella penultima tappa del Giro d'Italia. Troppo poco per uno come lui. Impostare la preparazione esclusivamente sulle classiche deve darti delle garanzie: all'Amstel sono certo avrebbe vinto senza quella maledetta caduta, alla Liegi è stato sfortunato. Ai Paesi Baschi e al Giro di Catalogna quando era vicino al top della forma non è stato certo baciato dalla fortuna ma tra una cosa e l'altra alla fine è cinico a dirsi ma molto pratico, restano i risultati. L'anno scorso al Tour è andato alla grande, con un pizzico di brillantezza in più avrebbe potuto insidiare Cadel Evans. Perchè non riprovarci quest'anno? Scelta quanto meno discutibile.
Alessandro Betteghella