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venerdì 8 febbraio 2013

TYLER HAMILTON, LA TRADUZIONE DELL' INTERVISTA A CYCLINGNEWS


TORNA A PARLARE AI MICROFONI DI CYCLINGNEWS TYLER HAMILTON, COMPAGNO DI LANCE ALL U.S POSTAL NON CHE AUTORE DI THE SECRET RACE, IL LIBRO CHE HA CAMBIATO IL CICLISMO: "MOLTI SAPEVANO LA SITUAZIONE IN CUI ERA IL CICLISMO, GIORNALISTI E SPONSOR COMPRESI" 

Era il 2000, un mese prima delle Olimpiadi di Sydney, Lance Armstrong e Tyler Hamilton giunsero a una stazione di sosta nel centro di Sospel (Francia). La coppia di postini pedalava ormai da molte ore sulle lievi colline nei pressi di Nizza, il sole era già alto nel cielo e sgombro di nuvole, come la strada, che scorreva veloce sotto i tubolari delle due biciclette, era completamente priva di traffico. Era ora dunque di una sosta per riempire le loro borracce. Erano stati giorni esaltanti per Lance e il suo apprendista. La vittoria del secondo Tour era cosa di pochi giorni, Lance Armstrong era diventato il nuovo eroe americano e nulla sembra ormai impensierirlo.

Il cielo sopra la testa dei due amici non presentò alcuna nube anche negli anni successivi, Armstrong vinse altri cinque Tour e Hamilton aprì la sua carriera come team leader nella squadra danese della CSC vincendo poi una medaglia olimpica nel 2004. Gli Stati Uniti d'America riscoprirono, dopo Lemond, l'entusiasmo per la bicicletta con una generazione di ciclisti che vinceva e vincerà ancora per molti anni. Tutto sembrava facile e scontato, anche troppo. Ma la ruota continuava a girare portando con se fitte nubi nere. Hamilton  risultò positivo due volte ai test antidoping, combatté una battaglia inutile costruendosi attorno un muro di bugie e omertà. Ma le indagini andarono avanti e gli investigatori federali tenerono sempre il fiato sul collo dell'americano, da li a pochi mesi Hamilton confessò. E' la fine per la carriera di Tyler, ma anche l'epilogo di un'amicizia che perdurava ormai da anni, l'effige di Lance iniziò a presentare qualche piccolo segno di cedimento. 

"Nel 2004 dopo il test positivo, ho voluto tornare il più presto possibile"."Ero al massimo della mia forma fisica e, se volevo avere una possibilità di vincere il Tour, avevo urgente bisogno di tornare alle corse, ma non c'era altra possibilità di farlo se non in una maniera specifica, mentendo.""Allora era super difficile fare due passi indietro e guardare in prospettiva quadro generale. Sei così profondamente coinvolto in questo sport che il resto non conta più niente. Il mio stato d'animo era quello di tornare il più presto possibile e l'ultima cosa che potevo fare era ammettere tutto. Non potevo rispondere alle domande per quanto riguardava il mio singolo caso, ciò avrebbe aperto una lattina enorme piena di vermi."
Il processo di epurazione del pentito Hamilton continua celere, alla domanda che chiedeva delucidazioni per i premi vinti in denaro durante la sua carriera da professionista l'ex postino, csc, e phonak risponde così:
"Sarò felice di rimborsare i bonus gara se qualcuno può dire quello che devo e in che percentuale. Sarò felice. Devono solo mandare il conto". Parlando fuori dai denti, come ha sempre fatto, Hamiton aggiunge dettagli alla causa della sua confessione :"E 'imbarazzante da dire ma ci è voluta una citazione in giudizio dagli investigatori federali per farmi dire la verità. E 'stata la cosa migliore che mi sia mai accaduta. L'avrei scoperto dopo la confessione, partii con il proposito di omettere qualcosa, non lo feci e adesso sono felice.

L'IPOCRISIA IN QUESTO SPORT
L'ipocrisia secondo Hamilton non è cosa limitata soltanto al plotone. Alcuni di quelli che sedevano in sala stampa hanno fatto la loro parte nella costruzione di troppi falsi miti. "Non voglio fare nomi, ma ci sono un sacco di giornalisti che sapevano da tempo tutti i nostri "difetti". Mi assumo la responsabilità di quello che ho fatto e della confusione che ho creato, ma c'erano un sacco di altre persone che hanno sempre saputo. Forse non sapevano esattamente quello che stavamo facendo, ma sapevano che il nostro sport era sporco. Ma nonostante ciò hanno continuato a sponsorizzare il ciclismo e hanno continuato a beneficiare delle relazioni con le squadre. Ripensando a tutto questo casino penso che un sacco di persone meritano attribuita la responsabilità oggettiva di come lo sport sia diventato oggi, divisa in strade diverse ovviamente:. Sponsor, giornalisti, politici ... " Come dice Hamilton un giornalista che non ha mai amato allinearsi con la comune omertà del ciclismo è sempre stato David Walsh. Lui e Hamilton si sono recentemente incontrati: "E 'divertente. E 'venuto qui in Montana e mia moglie l'ho incontrato in un bar. Inizialmente ho camminato anche con lui senza sapere chi in realtà fosse, non sapevo che faccia avesse anche se molte furono le interviste fatte proprio dallo stesso Walsh a Lance negli anni U.S Postal ma non ho mai avuto l'opportunità di parlare con lui", aggiunge Hamilton." Il personale del Team non avrebbe mai permesso che ciò succedesse. In pratica tutti i giornalisti "difficili", non avrebbero mai ottenuto un colloquio. Questo non era giusto, ma i giornalisti fidati erano sempre gli stessi e naturalmente ottenevano quasi sempre l'intervista. In un certo senso dovevano influenzare le vostre opinioni, credo. E' così che funzionava.

LANCE L'EROE?
Hamilton ammette che Lance ha sempre giocato con la stampa. Il boy-scout e il sorriso goffo, tutto ha contribuito a invogliare la stampa ha parlare bene di Lance. Era tutto costruito, il vero Lance poi si è rivelata tutt'altra persona. Ma bisognava fare così, anche Hamilton ammette che aver parlato bene del presunto eroe americano è stata una vera manna dal cielo:"Un biglietto d'oro per il proseguo della mia carriera" "Lance era un eroe nello sport del ciclismo. Probabilmente non era l'eroe ideale, ma certamente ho sempre guardato lui" ammette Hamiton: "Dopo che eravamo stati compagni di squadra, quando sono andato a CSC e Phonak, sono stato davvero gentile con lui nei confronti con la stampa e alcuni dei miei amici più stretti mi avevano chiesto perché ero così gentile con lui poichè alcuni di loro sapeva della sua prepotenza e della sudditanza imposta al gruppo. Parte di me aveva paura di lui e volevo tenermelo buono anche se non eravamo più buoni amici, guai a remargli contro, il prezzo da pagare sarebbe stato altissimo: "Mentire era terribile. Ho odiato farlo. Ovviamente qualche volta ho dovuto anche io rispondere alle domande della stampa, ma stavo mentendo a tutti. Tutti: "Mi piacerebbe provare a non pensarci più. Quando mentivo ho cercato di non pensare troppo a questo proposito anche se la tensione emotiva era alta. Molte erano le persone che sapevano e potevano farmi saltare in aria da un momento all'altro:"Con il libro che ho scritto, sono orgoglioso di dire la verità, ma io non sono orgoglioso di quello che c'è nel libro o il modo in cui ho agito in passato. Me ne vergogno ancora oggi. Tutto quello che posso fare ora è andare avanti e cercare di fare la cosa giusta. Non posso cambiare il passato, purtroppo."

Deriso, castigato e deplorato per quasi un decennio, ora alcuni addirittura lo definiscono come vittima o anche come un eroe per pulizia fatta nel mondo del ciclismo. Ora vive nel Montana, ed è quanto mai lontano da quei funesti giorni di menzogne: "Se non si capisce cosa è successo in passato, e come possiamo evitare che ciò si ripeta in futuro, succederà tutto di nuovo. Più sono le informazioni che possiamo ottenere dal passato, meglio sarà. Speriamo che la gente sia in grado di farsi avanti e dire la verità in futuro. Ci sono un sacco di persone che sono di poche parole in questo momento ma che avrebbero molto da dire." "Per molte di queste persone ancora nascoste nell'ombra dovrebbe esserci la voglia di parlare e dire la verità.Non significa che sono cattive persone o che hanno bisogno di lasciare questo sport -si sta parlando di Riis ovviamente- è solo che parlando potrebbero dare una grande mano a questo sport. E che dire di Armstrong? A Sospel l'acqua pura di sorgente scorre ancora da quella fontana, ma i due ex compagni di squadra sono ora due uomini molto diversi.

"Ricordo quel giorno, quel cielo terso in quel piccolo villaggio di montagna." dice ridendo:"Non è mai troppo tardi per dire la verità. Anche quando ho parlato era già tardi, ma doveva essere fatto. La gente lo ha apprezzato. So che molti  invece non hanno apprezzato i tempi, ma ancora una volta non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta e questo è quello che direi a Lance. Non è troppo tardi per lui. C'è molto di più  che avrebbe potuto dire da Oprah, ma penso che la gente abbia apprezzato comunque. Speriamo sia il primo di molti piccoli passi. Sono sicuro che ora si sente molto meglio, avendo sulla coscienza meno segreti da nascondere."

M.B.B