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lunedì 11 febbraio 2013

MARIO CIPOLLINI E I LADRI DI BICICLETTE

LADRI DI BICICLETTE 
Questa volta non può essere soltanto uno scherzo di cattivo gusto. Da vittima a carnefice. Su scherzi a parte ci eravamo noi e non Mario Cipollini, almeno così sembrerebbe. La Gazzetta dello sport, senza tanti timori e reverenze nei confronti di chi, pochi giorni prima era un grande amico, si è scagliata contro l'iridato 2002 con pesantissime accuse che crediamo le varranno una citazione a giudizio per reato di diffamazione. L'opinione pubblica si divide, la maggioranza sta con la rosa, l'altra parte, i tifosi, gli amici, i familiari o semplicemente persone informate dei fatti fiancheggia ancora il Re Leone, con la flebile speranza che quello accaduto in questi giorni sia solamente un bruttissimo scherzo. Molti hanno già condannato l'atleta Cipollini, salvando l'uomo, altri invece attendo ulteriori sviluppi per arrivare all'eventuale e definitiva sentenza. 

Dopo un silenzio che ha saputo di colpevolezza Mario sta provando l'ultimo sprint e ha chiesto le contro-analisi del sangue. Riflettendo a mente fredda, o quasi, essendo passata più di qualche ora da quella prima pagina di sabato mattina, mi convinco che in passato, purtroppo, su questi casi raramente la Gazzetta dello Sport ha mai sbagliato. L'hanno definita vergognosa, insensibile, ma una notizia del genere penso sia stata sul monitor di qualche computer in sede a Milano più di qualche giorno. Molto si è ponderato sulla veridicità dei fatti con un continuo e ripetuto incrocio delle fonti e quello che traspare è che non sia stato detto proprio tutto sulla vicenda e che un'asso nella manica, la Gazzetta, lo abbia ancora. Cipollini non è il primo e non sarà neanche l'ultimo, molti sono ancora i segreti da svelare, ma a loro tempo debito. Tuttavia la cosa che estranea più di tutte è che ogni nome che si rivela su quel maledetto verbale spagnolo è sempre come un pugno al cuore, un pugno che abbiamo incassato più e più volte, ma ciò nonostante ci ostiniamo a rialzarci sempre e comunque perché l'amore per questo sport è troppo e mai ci siamo arresi e ci arrenderemo a quella che sembrerebbe ora una verità universale del ciclismo. Contro le convenzioni, gli stereotipi e i pregiudizi, perfino contro la storia sportiva del ciclismo che trasudava doping e ora anche sacche di sangue, ma che ha trasudato anche fatica, impegno, dedizione e sacrificio, perché chi ama come noi le due ruote crederà sempre che qualcuno di pulito ci sia stato. Siamo tutti come Antonio Ricci, protagonista del pluripremiato film Ladri di biciclette di  Vittorio De Sica, alla ricerca della bicicletta che ci hanno rubato con tante bugie ed inganni. Non bisogna avere la fretta di voler sapere a tutti i costi la verità: «O la trovi subito o non la trovi più» disse il santone al quale si era rivolto il povero Antonio; questi santoni, sempre esistiti, sempre nell'ombra di una corsa ciclistica, hanno sporcato pagine di ciclismo con inchiostro indelebile che purtroppo non potrà  più essere cancellato. Il passato in qualche modo si sta riscrivendo in questi mesi ma ormai è alle nostre spalle, tutto il clamore di oggi, forse, distoglie da quello che è più importante, il domani. Giriamoci, buttiamo qualche occhiata fugace indietro se vogliamo, ma guardiamo avanti, e forse la nostra bicicletta sarà li ad aspettare, pronta ad accompagnarci su impervie strade, pronta a regalare emozioni vere, pronta a farci risentire vivi.