- scala 1:09
- Lunghezza 17,5 cm
- Height: 4,5 cm
- ALTEZZA 11,5 cm
- Dimensioni di base 23 cm x 9 cm x 0,4 cm
- ruote poliuretano con decal
- telaio metallo bianco con decal
- copertoni gomma e tampografia
- Modello peso 65g
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Ma come è bella un'ora con Moser. Il 19 gennaio 1984, sulla pista in cemento del Centro Deportivo di Città del Messico, Francesco Moser batte il record dell'ora, superando il muro dei 50 chilometri (50,809) e strappando a Eddy Merckx un primato vecchio di 12 anni (49,432). «Se nella vita non si tenta qualcosa di nuovo - aveva detto il campione trentino, specialista della strada - allora che si campa a fare?».
Gambe e tecnologia
Il trentatreenne ciclista di Palù di Giovo è in giornata di grazia. Ben preparato, sostenuto dall'aria rarefatta d'altura, combina rabbia e stile impeccabile: la classe di un corridore di scatto e di fondo che il professor Conconi, grazie a innovazioni nella preparazione, nell'alimentazione e nell'abbigliamento, ha trasfornato in mezzofondista, capace di tenere una velocità prolungata. Al successo contribuisce una nuova concezione del ciclismo. A Città del Messico non è solo il record dell'ora a cambiare pagina, ma anche il modo di correre. Le antiche regole dell'antico sport ne escono sovvertite. La bicicletta diventa un siluro. Moser, rappresentante di un ciclismo contadino, tutto dedizione, tenacia, spirito di sacrificio, viene esaltato da un mezzo meccanico collaudato nella galleria del vento e dotato di ruote lenticolari: un'autentica rivoluzione del pedale.
Il secondo record
Quattro giorni dopo Moser ripete l'impresa e sale a 51,151 chilometri, completando il successo della spedizione messicana. Dieci anni dopo, quando ormai da tempo si è ritirato dal mondo del professionismo, ritorna a Città del Messico per attaccare nuovamente il record, passato al britannico Chris Boardman. Realizza 51,840 chilometri, quattrocento metri in meno della misura necessaria, ma riesce a battere la sua precedente performance.
Il fuoriclasse su strada
Nato nel '51, Moser è un grande campione del pedale, corridore completo, fortissimo nelle gare di un giorno. Combattivo, carismatico, capace di gestire la squadra, lo "sceriffo" corre un grande Tour nel '75, è secondo ai Mondiali di Ostuni nel '76, campione del Mondo a San Cristobal, in Venezuela, nel '77, vince tre Roubaix consecutive, due Giri di Lombardia, una Freccia Vallone, una Milano-Sanremo ('84) e, nello stesso anno, il Giro d'Italia. I duelli con Giuseppe Saronni, più veloce di lui ma di minor tenuta alla distanza, infiammano l'Italia. Il bilancio finale di Francesco (273 vittorie su strada) ne fa il ciclista italiano con il maggior numero di successi, quinto a livello mondiale.
La corsa al primato
Il record di Moser del 1984 è battuto dopo nove anni da Graeme Obree, sconosciuto dilettante scozzese. Dopo di lui si scatena la corsa al primato dei campioni, da Miguel Indurain a Tony Rominger, fino a Chris Boardman che nel '96 porta il record a 56,375 chilometri. Nel 2000 L'Unione ciclistica mondiale decide di annullare i record ottenuti grazie a biciclette speciali, tornando a considerare leader della classifica Eddy Merckx. Boardman ci riprova ancora e ottiene 49,441 chilometri, record battuto a sorpresa, nel 2005 a Mosca, dal ceco Ondrej Sosenka (49,700). E la corsa, a ritmi folli, continua.
Gambe e tecnologia
Il trentatreenne ciclista di Palù di Giovo è in giornata di grazia. Ben preparato, sostenuto dall'aria rarefatta d'altura, combina rabbia e stile impeccabile: la classe di un corridore di scatto e di fondo che il professor Conconi, grazie a innovazioni nella preparazione, nell'alimentazione e nell'abbigliamento, ha trasfornato in mezzofondista, capace di tenere una velocità prolungata. Al successo contribuisce una nuova concezione del ciclismo. A Città del Messico non è solo il record dell'ora a cambiare pagina, ma anche il modo di correre. Le antiche regole dell'antico sport ne escono sovvertite. La bicicletta diventa un siluro. Moser, rappresentante di un ciclismo contadino, tutto dedizione, tenacia, spirito di sacrificio, viene esaltato da un mezzo meccanico collaudato nella galleria del vento e dotato di ruote lenticolari: un'autentica rivoluzione del pedale.
Il secondo record
Quattro giorni dopo Moser ripete l'impresa e sale a 51,151 chilometri, completando il successo della spedizione messicana. Dieci anni dopo, quando ormai da tempo si è ritirato dal mondo del professionismo, ritorna a Città del Messico per attaccare nuovamente il record, passato al britannico Chris Boardman. Realizza 51,840 chilometri, quattrocento metri in meno della misura necessaria, ma riesce a battere la sua precedente performance.
Il fuoriclasse su strada
Nato nel '51, Moser è un grande campione del pedale, corridore completo, fortissimo nelle gare di un giorno. Combattivo, carismatico, capace di gestire la squadra, lo "sceriffo" corre un grande Tour nel '75, è secondo ai Mondiali di Ostuni nel '76, campione del Mondo a San Cristobal, in Venezuela, nel '77, vince tre Roubaix consecutive, due Giri di Lombardia, una Freccia Vallone, una Milano-Sanremo ('84) e, nello stesso anno, il Giro d'Italia. I duelli con Giuseppe Saronni, più veloce di lui ma di minor tenuta alla distanza, infiammano l'Italia. Il bilancio finale di Francesco (273 vittorie su strada) ne fa il ciclista italiano con il maggior numero di successi, quinto a livello mondiale.
La corsa al primato
Il record di Moser del 1984 è battuto dopo nove anni da Graeme Obree, sconosciuto dilettante scozzese. Dopo di lui si scatena la corsa al primato dei campioni, da Miguel Indurain a Tony Rominger, fino a Chris Boardman che nel '96 porta il record a 56,375 chilometri. Nel 2000 L'Unione ciclistica mondiale decide di annullare i record ottenuti grazie a biciclette speciali, tornando a considerare leader della classifica Eddy Merckx. Boardman ci riprova ancora e ottiene 49,441 chilometri, record battuto a sorpresa, nel 2005 a Mosca, dal ceco Ondrej Sosenka (49,700). E la corsa, a ritmi folli, continua.
Dal Sole 24 ore