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venerdì 11 gennaio 2013

L'UOMO CHE SALVO' FAUSTO COPPI, VINCENZO CASSINI.


IL RECORD DELL'ORA OTTENUTO A MILANO,  E IL GIRO D'ITALIA VINTO L'ANNO PRIMA NON EVITANO AL CAMPIONISSIMO IL RICHIAMO ALLE ARMI. I GIOVANI ITALIANI STANNO ANDANDO A MORIRE AL FRONTE, NEANCHE COPPI E' SOTTRATTO AL DOVERE, QUELLO DI IMMOLARSI PER LA PATRIA ITALIA.


Non sembrava vero a Fausto Coppi. Un campione affermato nel suo paese capace di vincere il Giro d'Italia e battere il record dell'ora al Vigorelli di Milano mandato come carne da macello al fronte. Una bestemmia peccaminosa, i giorni di gloria erano finiti, e forse per sempre. Pochi giorni dopo l'impresa di Milano il fante Fausto Coppi, si presenta in fureria; immediato il volo a pelo d'acqua verso la costa africana, i brividi scuotono il corpo del giovane Fausto, ma non è il freddo a far tremare, bensì la paura.
Molti sono gli antefatti da raccontare su Coppi soldato in Africa, scegliamo di raccontare quello più importante, quello che probabilmente salvò la vita dell'esile fante di Castellania. Rischiò più volte di morire in quelle trincee africane,  fu fatto anche prigioniero dalle armate inglesi, furono mesi durissimi che occupò facendo l'autista ad un attendente ufficiale inglese, un certo Sir Towell. Ma non fu solo la fortuna a tenere lontano Fausto della mortifera prima linea, ma anche la passione per la bicicletta di alcuni comilitoni che lo sottrassero dalla carneficina che ogni giorno si consumava in quelle terre lontane.

A svelarlo è Vincenzo Cassini, classe 1920, insegnate dalla provincia di Imperia. Vincenzo salvò la vita a Coppi. Fu lui ad evitare che quell'uomo gracile con due gambette secche che non sembravano davvero quelle di un campione, finisse sulla linea del fronte, in Africa, "dove i nostri morti li ammucchiavano a badilate". Scongiurata in extremis la missione dalla quale la maggior parte dei giovani italiani non tornò, Coppi poi fatto accomodare nella trincea, quasi una tomba lunga e stretta che proteggeva egregiamente da bombe e proiettili. Cassini la condivideva con il giovane Franco Pasquale, un ragazzo di Novi, per il quale Fausto non era solo un promettente asso del ciclismo, già vincitore del Giro del 1940, per lui, che era dello stesso paese ma anche per Cassini, Fausto era un mito:"Lo proteggevamo, gli portavamo da mangiare. Sino a che non lo trasferirono in un reparto più sicuro, dove fortunato lui, fu fatto prigioniero dagli inglesi. Sapeste quante volte, quando sono tornato a casa, avrei voluto aspettarlo al traguardo di Sanremo. Mi ha sempre fermato la paura che allora a renderci fratelli fossero solamente gli orrori della guerra. Io ero un soldato semplice ma avevo studiato e mi affidavano anche compiti di responsabilità (...) dovevo contare i morti e le munizioni, tenere la contabilità. Aspettavamo rinforzi. Un giorno arrivarono una ventina di uomini dal reparto di Palermo, mi ferma un tenente :"C'è anche Coppi", mi dice:"Coppi chi?", chiesi:"Quello che ha vinto il Giro d'Italia? Non possiamo mandarlo là". Molti furono i ragazzi che persero la vita su quella linea, vera carne da macello". Coppi si trova ancora sul camion dei destinati al massacro, quando in suo soccorso arriva un maggiore degli alpini, Solinas, per fortuna appassionato sportivo. Guardando il soldato Cassini, sente le sue parole disperate, lo interroga:" Coppi, Fausto Coppi sta partendo con quel camion?" chiede. Poi perentorio."Fatelo scendere immediatamente", io poi mi sono offerto di tenere  Coppi con me nella trincea anche se eravamo già in due. Quando il mio amico Pasqualino mi vide arrivare con lui, per poco muore, Di emozione".