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venerdì 18 gennaio 2013

LANCE ARMSTRONG, L'INTERVISTA COMPLETA


IL GIORNO TANTO ATTESO E' FINALMENTE ARRIVATO, L'INTERVISTA EPOCALE CHE CHIUDE ANNI DI INTRIGHI E ACCUSE NEL MONDO DEL CICLISMO E' ORA SU INTERNET E NELLE TELEVISIONI DI TUTTO IL MONDO. RIPORTIAMO LA DIRETTA ONE-LINE CHE HA PROPOSTO LA GAZZETTA DELLO SPORT. SEGUIRA' NATURALMENTE LA SECONDA PARTE, IN ONDA OGGI NEGLI U.S.A E DOMANI IN EUROPA. MA LA VICENDA E' BEN LUNGI DAL POTERSI CONSIDERARE TERMINATA, NUOVE ACCUSE INFATTI PIOVONO GRAVOSE SUL REO CONFESSO.
E' iniziata l'intervista, Oprah ha chiesto ad Armstrong se ha fatto ricorso ad Epo. La risposta è stata "Sì". "Ho iniziato con il cortisone a inizio carriera, poi a metà anni novanta l'Epo. E’ troppo tardi per la mia ammissione secondo la maggior parte delle persone, ed è colpa mia. E' una grossa bugia quella che ho ripetuto tante volte". "Questa storia era così perfetta per così tanto tempo: ho battuto il cancro, ho vinto sette tour, con un matrimonio perfetto. Ma non era vero..."


"Le colpe sono tutte mie. Sono abituato a controllare tutto nella mia vita. Ho perso il controllo quando questa situazione è diventata più grande di me. Vincere senza doping nella mia generazione non era possibile. Non avevo accesso a cose che altri corridori non potessero prendere". Ancora Armstrong, che ha risposto con una serie di "Yes" alle prime domande, dirette, della Winfrey, sull'assunzione di sostanze proibite. "La cultura in quel momento era quella che era, senza doping non si vincono 7 Tour... Qualcuno dice che c’erano 200 corridori al Tour e forse 5 non si dopavano... penso che aveva ragione. L’idea che qualcuno dei mie compagni fosse stato forzato o costretto a doparsi non è vera. Non è facile per uno come me chiamare qualcun altro bugiardo, ma non ho obbligato nessuno a farlo".
LA TRAGEDIA DI SIR SIMPSON 1967 Di doping si muore. Il 13 luglio 1967 nella 13ma tappa del Tour, Marsiglia-Carpentras, 211 km. Il britannico Tommy Simpson, campione del mondo ’65 e vincitore della Sanremo, nominato baronetto dalla regina Elisabetta, beve del brandy che il compagno Colin Lewis ha razziato. Ai piedi del Mont Ventoux mette cognac nella borraccia e vuota due dei tre tubetti di anfetamine, che aveva. Fa un caldo tremendo. A 2 chilometri dalla cima comincia a zig-zagare, poi cade per due volte. Soccorso, muore all’ospedale di Avignone. L’autopsia conferma la presenza di stimolanti."Era molto semplice. Il cocktail che prendevo era Epo, trasfusioni e testosterone, ma nemmeno troppo...". Paura? "No, non avevo paura di essere beccato". Durante l'intervista Oprah Winfrey tesse il racconto con inserti che riassumono la vicenda e interviste a Travis Tygart, capo dell'Usada che ha chiuso l'inchiesta che ha inchiodato Armstrong.


"Due cose sono cambiate: il passaporto biologico, che secondo me funziona, e i test al di fuori delle competizioni. L’accusa che mi sono dopato dopo il mio ritorno non è vera, mi sono dopato l’ultima volta nel 2005. Nel 2009 e 2010 non mi sono dopato e non ho fatto transfusioni, è così". Fino ad ora Lance ha parlato soltanto di se stesso. Ma quello che ha detto è pesantissimo… E’ molto freddo, non dà l’idea di un vero pentimento. Lance si morde spesso le labbra. Quasi si entusiasma quando descrive come tutto funzionava alla perfezione. Ma sta facendo molte ammissioni. Ancora Armstrong, incalzato da Oprah Winfrey che ricorda i tempi della Us Postal: "Non avrei potuto licenziare qualcuno perché non si dopava. Io ero il leader, non c'è mai stato un ordine diretto tipo 'se vuoi correre con noi ti devi dopare', non è mai successo". So di non essere la persona più credibile del mondo ma non ho mai costretto qualche mio compagno a doparsi. La pressione a doparsi da parte mia nei confronti dei miei compagni non è mai esistita". "Per tutta la mia vita quando qualcuno diceva qualcosa che non mi piaceva la mia reazione era di attaccarlo". Questa la risposta sul doping prima della malattia. "Mi dopavo prima del cancro ma non ero un bullo, lo sono diventato dopo". "Dal mio punto di vista doparsi era come mettere aria nelle gomme o acqua nelle borracce, lo facevano tutti: questa almeno era la mia visione".

 "Ci sono persone in questa storia che non sono assolutamente dei mostri, Michele Ferrari è una brava persona, una persona intelligente". Oprah chiede: "Ferrari è il gran capo, la mente del vostro doping di squadra?" "No", risponde Armstrong. "Non sono a mio agio a parlare del comportamento di altre persone".

Le pillole di storia di Claudio Gregori 
LA BORRACCIA INFAME DI MERCKX 1969 Eddy Merckx ha inanellato la Sanremo, il giro delle Fiandre, la Liegi-Bastogne-Liegi e domina il Giro d’Italia. Il 30 maggio lascia Gimondi a 1’07” nella cronometro di San Marino. Dopo il giorno di riposo, il 1. giugno, dopo la Parma-Savona, come maglia rosa fa il controllo anti-doping. Il mattino dopo scopre di essere “positivo” per fencamfamina, uno psicostimolante che allevia la sensazione di fatica. Piange e grida la sua innocenza. Montanelli in un fondo del Corriere della Sera, titolato "Tutti a casa", prende le sue difese. Si parla di una borraccia malandrina. Le inchieste, però, confermano la “positività”. Però il 14 luglio l’Uci, calpestando le regole, "sospende" la squalifica di un mese.


"Ero un filantropo ma anche un bugiardo, adesso sto pagando un prezzo alto, ma è tutta colpa mia. Merito quello che mi sta succedendo. Il mio desiderio di vincere a tutti i costi mi ha aiutato quando ho sconfitto il cancro, ma mi ha messo nei guai dopo". 
Lance continua a difendere il dottor Ferrari. Sostanzialmente vuole prendersi le colpe senza coinvolgere altre persone. Forse però non è abbastanza.
Lance Armstrong è nato nel 1971 ed è stato anche campione del mondo. Ansa
Lance Armstrong è nato nel 1971 ed è stato anche campione del mondo. Ansa
Ancora Armstrong, siamo a metà della prima parte dell'intervista: "Ho detto delle cose ridicole al termine della vittoria del tour del 2005. A rivederle mi sento ridicolo".
"Non mi sembrava sbagliato doparmi". Oprah chiede: "Sentivi che stavi barando". Armstrong: "No, risposta che fa paura vero?".
"Per quanto riguarda il doping non avevo un vantaggio rispetto agli altri, eravamo tutti sullo stesso piano. La cosa importante è che sto cominciando a capire quelo che ho fatto. Vedo la rabbia delle persone che ho deluso. Si sentono traditi e hanno ragione, è colpa mia. Passerò il resto della mia vita a scusarmi con queste persone. Sono più felice adesso di prima, in tutta onestà. Oggi sono più felice di ieri". Lance resta glaciale come quando correva. Fa impressione pensare la razionalità assoluta del suo approccio al doping. E ancora adesso dice che non pensava di barare. Considerava il doping esattamente come l’allenamento. Come "l’aria da mettere nei tubolari e l’acqua da mettere nelle borracce”. Terribile! Anche in questa intervista calcola tutto. Sa quello che può e vuole dire.
Armstrong: "Non ho mai fallito un test antidoping, li ho passati tutti perché non c’era nulla nel mio metabolismo durante le gare. La storia sul mio test positivo al Giro di Svizzera non è vera. Non ci fu nessun meeting segreto con il direttore del laboratorio antidoping, e l’Uci (di cui certo non sono un sostenitore) non ha fatto sparire quel test. Mi hanno chiesto una donazione e io l’ho fatta, senza avere nulla in cambio. Niente a che vedere con il Giro di Svizzera". "Il racconto di Emma O’Reilly (la massaggiatrice della squadra di Armstrong durante le campagne al Tour, una delle prime, grandi, accusatrici del texano, ndr) è vero, lei è una di quelle persone a cui devo delle scuse".
"Un mio grande difetto è che mi aspettavo sempre di ottenere quello che volevo. Non ci sono scuse per quello che ho fatto. Ci sono persone alle quali ho fatto del male e che non mi perdoneranno mai, lo capisco. Vorrei riuscire a parlare con queste persone direttamente, questo è uno dei miei obbiettivi". Sullo schermo scorrono le immagini della malattia di Armstrong, colpito dal cancro nel 1996. "Ho parlato con Betsy Andreu (la moglie di Frankie, uno dei suoi compagni di squadra, che ha seguito il momento peggiore della vita di Lance, ricoverato per mesi in ospedale rivelando tutto ciò che aveva preso prima di ammalarsi, ndr), ma non voglio parlare di quello che è successo in quell’ospedale in Indiana. Sì, l'ho chiamata prima di questa intervista, siamo stati 40 minuti al telefono ma non ci siamo riappacificati perché ho fatto loro, a lei e suo marito, troppo male".
"Il mio ritorno alle corse non è piaciuto a Floyd Landis. Da li è nato tutto". Landis, compagno di squadra di Armstrong alla Us Postal, è stato tra i primi accusatori del "sistema" doping creato attorno a Lance "Non ho ostracizzato Landis, penso che lo abbia fatto il ciclismo. Se non fossi tornato alle corse in questo momento non saremmo seduti qui". "Rimpiangi di essere tornato?", la domanda di Oprah Winfrey. "Sì".
BEN JOHNSON SEUL 1988 Nella finale dei 100 metri ai Mondiali di Roma 1987 Carl Lewis uguaglia il primato del mondo con 9”93, ma il canadese Ben Johnson lo polverizza correndo in 9”83. Nella finale olimpica di Seul, il 24 settembre 1988, Ben Johnson vince ancora col record del mondo, 9”79”, contro 9”92” di Carl Lewis. Tre giorni dopo risulta “positivo” allo stanozolol, uno steroide anabolizzante contenuto nel Winstrol-V usato per ingrassare il bestiame. La Commissione Dubin rivelerà che si dopava dal 1981. Johnson sarà squalificato a vita, dopo esser stato trovato di nuovo “positivo” il 17 gennaio 1993 a Montreal per livelli troppo alti di testosterone.
"Siamo qui perché c'è stata un’indagine federale e alcuni ciclisti sono stati chiamati a testimoniare. Poi l'Usada ha iniziato la sua indagine. Quando l’indagine federale è stata chiusa ero convinto di averla fatta franca".
Oprah ha studiato tutto il dossier Usada, fa le domande che si devono fare, ma non riesce a entrare in profondità e non riesce a replicare agli spunti di Lance. "La mia reazione all’indagine condotta dall'Usada (che ha portato al bando a vita dal ciclismo e all'annullamento delle 7 vittorie al Tour de France, ndr) è stata quella di combatterla, come ho sempre fatto. Sinceramente, oggi dico che avrei voluto reagire in modo diverso. Potessi tornare indietro direi all’Usada, dopo aver visto le varie testimonianze, 'datemi tre gionri, così che io possa chiamare un po’ di persone, la mia famiglia, i miei sponsor'. Mi piacerebbe poter tornare a quel giorno, ma non posso". Armstrong parla della possibilità di collaborare con l'Usada: "Amo il ciclismo, non ho rispettato le regole ma se dovessero esserci i presupposti di collaborare con una commissione indipendente, e io sarò invitato, lo farò".
"Non do nessuna colpa a George Hincapie (compagno di squadra in tutti i 7 Tour vinti dal texano, ndr), lui era il più credibile di tutti, lo conosco da quando aveva 16 anni, siamo ancora buoni amici. George conosce la mia storia meglio di tutti".
Si è conclusa la prima parte dell'intervista. Domani alla stessa ora la seconda parte. Oprah ha chiuso la trasmissione lasciando intravvedere alcuni flash degli argomenti che verrano trattati: la parte personale, gli affetti, gli sponsor, la fondazione Livestrong e la delusione provocata presso milioni di appassionati

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